Psicologa e Psicoterapeuta a Verona | I 4 miti della nostra cultura | Psicologa Verona

I 4 miti della nostra cultura

1. L’essere umano è felice per natura

La nostra cultura contribuisce ad alimentare l’idea che la condizione naturale di ognuno di noi è vivere sempre con gioia, serenità e divertimento. In realtà, le statistiche dicono che, ogni anno, il 30% circa della popolazione adulta soffre di un disturbo psicologico. E a chi, in alcuni momenti della propria vita, non è capitato di provare profonda tristezza per una persona cara venuta a mancare, ansia per degli esami universitari, stress lavorativo o problemi relazionali, per esempio? Queste considerazioni fanno riflettere su quanto è difficile essere felici ed esserlo sempre.

2. Non sei felice? Allora qualcosa in te non va bene

La conseguenza di quanto detto poc’anzi è che se proviamo emozioni spiacevoli che ci fanno dire “non sono felice” allora siamo delle persone deboli e in qualche modo stiamo provando qualcosa di “anormale”. In realtà, ognuno di noi vive esprimendo una vasta gamma di emozioni, piacevoli (come gioia, entusiasmo, soddisfazione) e spiacevoli (come rabbia, ansia, delusione, vergogna, tristezza), e tutte fanno parte della normalità.

3. Dobbiamo eliminare le emozioni negative

Ancora una volta, la nostra cultura passa il messaggio di vivere all’insegna di emozioni positive e cancellare le emozioni negative. Ma chi stabilisce quali siano le emozioni positive e quali quelle negative? Non esiste una distinzione a priori: ci sono emozioni che ci piacciono di più ed emozioni che ci piacciono meno, ma siamo noi a fare tale la distinzione. Non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato nel provare emozioni, in tutte le varietà, e quindi perchè dobbiamo eliminarle? Ok nell’imparare delle strategie che ci permettono di non essere sopraffatti dall’ansia o dalla tristezza, per esempio, ma dato che sono emozioni che tutti normalmente proviamo non è possibile scacciarle per sempre.

4. Dovresti essere capace di controllare ciò che pensi e ciò che provi

Saper controllare emozioni e pensieri porta a pensare ad un interruttore on/off. Ognuno di noi, attraverso l’esperienza, ha capito che non è possibile “spegnere” i pensieri negativi (o le emozioni che meno ci piacciono). In fondo, “controllare” qui ha il significato proprio di riuscire a non provare o non sentire quello che meno ci piace. E come è possibile esercitare il controllo nel nostro mondo interiore? Per questo è interessante provare a fare un esperimento: cercate di non pensare all’orso bianco. A come l’orso sia un animale enorme, dal pelo bianco, a come faccia paura. Come è andata? Con tutta probabilità non siete riusciti a cancellare l’immagine dell’orso bianco. Proviamo a fare un esempio sulle emozioni, per esempio la vergogna. Quando proviamo vergogna capita di arrossire molto in viso. Se riuscissimo a controllare la vergogna, e quindi smettere di provarla, il rossore d’improvviso non ci sarebbe più. Nella realtà ciò non accade.

Da quanto detto finora, emerge come il controllo che esercitiamo su emozioni e pensieri è davvero limitato e come questi miti contribuiscono a chiuderci in noi stessi. Ma quando stiamo attraversando momenti di disagio che riguardano il nostro mondo interiore, possiamo imparare delle strategie mirate per stare meglio, possiamo fare spazio a emozioni e pensieri dolorosi e sperimentarli in un modo diverso. Possiamo creare nuove risorse per fare in modo di vivere una vita che valga la pena di essere vissuta.

 

 

Bibliografia

Harris R. (2010) La trappola della felicità. Erickson, Trento.