Psicologa e Psicoterapeuta a Verona | Perché scegliere l’approccio cognitivo comportamentale

Perché scegliere l’approccio cognitivo comportamentale

L’approccio cognitivo comportamentale postula una stretta relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, evidenziando come molti dei nostri problemi (tra i quali quelli emotivi come ansia, rabbia, colpa,..) siano influenzati da ciò che facciamo e ciò che pensiamo nel presente, nel qui ed ora. Questo significa che agendo attivamente sui nostri pensieri comportamenti attuali, possiamo liberarci da molti dei problemi che ci affliggono da tempo.

L’approccio cognitivo comportamentale sta assumendo il ruolo di trattamento psicologico d’elezione per la stragrande maggioranza dei problemi psicologici e psichiatrici grazie alle sue caratteristiche:

  • E’ pratico e concreto. Lo scopo della terapia si basa sulla risoluzione dei problemi psicologici concreti. Alcune tipiche finalità includono la riduzione dei sintomi (depressivi, ansiosi,..), l’eliminazione di malsane abitudini, la promozione delle relazioni con gli altri.
  • Centrato sul “qui ed ora”. Cosa è accaduto nel passato è utile per capire come si siano strutturati gli attuali problemi del paziente, ma molto difficilmente possono aiutare a risolverli. Pertanto la terapia cognitivo comportamentale non basa il lavoro sul passato, ma guarda al presente, impegnandosi ad attivare tutte le risorse del paziente stesso e a suggerire valide strategie in grado di liberarlo dal problema che spesso dura da tempo, indipendentemente dalle cause. Spiegato in altre parole, mira ad ottenere dei cambiamenti positivi, ad aiutare il paziente a uscire dalle sue problematiche anzichè intervenire su come sono iniziate.
  • A breve termine. La terapia cognitivo comportamentale è a breve termine, ogni qualvolta sia possibile. La durata della terapia varia di solito dai quattro ai dodici mesi, a seconda del caso, con cadenza il più delle volte settimanale. Problemi psicologici più gravi, che richiedano un periodo di cura più prolungato, traggono comunque vantaggio dall’uso integrato della terapia cognitiva, degli psicofarmaci e di altre forme di trattamento.
  • Orientato allo scopo. Il terapeuta cognitivo-comportamentale lavora insieme al paziente per individuare e stabilire gli obiettivi della terapia, formulando una diagnosi e concordando con il paziente stesso un piano di trattamento che si adatti alle sue esigenze, durante i primi incontri. Si preoccupa poi di verificare periodicamente i progressi in modo da monitorare se gli scopi sono stati raggiunti.
  • Paziente e terapeuta giocano un ruolo attivo. Il terapeuta cerca di insegnare al paziente a conoscere meglio i suoi problemi e le possibili soluzioni ad essi. Il paziente, a sua volta, lavora al di fuori della seduta terapeutica per mettere in pratica le strategie apprese in terapia, svolgendo dei compiti che gli vengono assegnati di volta in volta. Il paziente è stimolato ad essere il più attivo possibile, a diventare il terapeuta di sé stesso sotto la guida del professionista.
  • Paziente e terapeuta collaborano per capire e sviluppare strategie che possano aiutare il paziente a risolvere i propri problemi. Entrambi sono attivamente coinvolti nell’identificazione delle specifiche modalità di pensiero che possono essere causa dei vari problemi. Il paziente potrà scoprire di aver trascurato possibili soluzioni alle situazioni problematiche. Il terapeuta aiuterà il paziente a capire come poter modificare abitudini di pensiero disfunzionali e le relative reazioni emotive e comportamentali che sono causa di sofferenza.
  • Scientificamente fondato. L’intervento clinico si basa sulla conoscenza delle strutture e dei processi mentali ricavate dalla ricerca psicologica di base. Attraverso studi controllati è stato dimostrato che il metodo cognitivo-comportamentale costituisce una terapia efficace e tale efficacia è pari agli psicofarmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia, ma assai più utile nel prevenire le ricadute.

Come suggerisce il termine, questo approccio è composto da tecniche di tipo comportamentale (che aiutano a modificare la relazione fra le situazioni che creano difficoltà e le abituali reazioni emotive e comportamentali che la persona adotta in tali circostanze, mediante l’apprendimento di nuove modalità di reazione) e tecniche di tipo cognitivo (che aiutano ad individuare certi pensieri ricorrenti, certi schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, legati alle forti e persistenti emozioni negative percepite come sintomi, a correggerli, ad arricchirli, ad integrarli con altri pensieri più funzionali al benessere della persona.