Psicologa e Psicoterapeuta a Verona | La realtà delle emozioni

La realtà delle emozioni

Le emozioni che consideriamo spiacevoli sono essenziali per vivere una vita piena e significativa.

Le persone generalmente considerano molto la felicità (Diener, 2000) e alcune sono disposte a pagare per provare emozioni positive ed evitare le emozioni negative, come la tristezza e la rabbia (Lau, White, & Schnall, 2013). Siamo coinvolti in una cultura che dà valore alla felicità rispetto all’accettazione di tutte le emozioni. Accade, però, che quando allontaniamo le emozioni difficili per abbracciare la falsa positività, perdiamo la nostra capacità di sviluppare abilità profonde per affrontare il mondo così com’è e non come vorremmo che fosse. Le emozioni che consideriamo spiacevoli sono essenziali per vivere una vita piena e significativa e, sì, anche di felicità.

Depression redAvere credenze negative sulle proprie emozioni e, di conseguenza, compiere riflessioni negative su di sé (come: “se mi sento in imbarazzo, arrossisco, allora significa che non sono uno che vale” o “se provo ansia sono un debole”), può portare la persona a sviluppare dei comportamenti disfunzionali. Dunque, è possibile che la persona viva in uno stato di sofferenza nei confronti della quale agisce una serie di tentativi per star meglio, che possono risultare inefficaci. In molti giudicano se stessi per provare “emozioni negative”, come tristezza, rabbia o persino dolore e non riuscire a metterle da parte.

La visione convenzionale delle emozioni come buone o cattive, positive o negative, piacevoli o spiacevoli, è rigida e tale rigidità non ci permette di cogliere la complessità della vita, rischiando di essere dannosa e fuorviante. L’essere felice è diventato una sorta di nuova forma di correttezza morale (Mindful Staff, 2018). Cercare di vivere sempre e solo di positività e felicità è inefficace, insostenibile oltre che non essere reale.

La ricerca sulla soppressione emotiva (ovvero quando diciamo a noi stessi “non devo essere triste”, “non dovrei reagire in questo modo”, ecc.) mostra che quando le emozioni vengono messe da parte o ignorate, diventano più forti, vengono amplificate. Come l’avere una deliziosa torta al cioccolato in frigorifero: più si tenta di ignorarla e maggiore è la sua presa su di noi (Mindful Staff, 2018). Spesso pensiamo di poter avere il controllo sul provare o meno delle emozioni, specialmente quelle che riteniamo spiacevoli, ma non è possibile.

L’accettazione di tutte le nostre emozioni, anche quelle spiacevoli e difficili, è la chiave per una vita piena e significativa. Da un lato, considerare molto la felicità (e inseguirla a tutti i costi, ndr) può portare ad una delusione (Mauss, Tamir, Anderson e Savino, 2011); dall’altro, gli stati d’animo negativi possono avere benefici adattivi.

Le emozioni sono gli ingredienti della vita che colorano i nostri pensieri, favoriscono i ricordi, accompagnano le nostre relazioni sociali e influenzano le nostre scelte.

Le nostre emozioni contengono delle informazioni: riflettendo, tendiamo a non provare emozioni forti per cose che non sono importanti per noi. Se proviamo ansia per un colloquio di lavoro è perché quel lavoro è importante per ciò che rappresenterebbe per la propria vita; se ci arrabbiamo per una risposta scortese di nostro figlio è perché il trasmettergli una buona educazione è un valore per noi; se ci sentiamo in colpa per non aver ascoltato una richiesta di aiuto di un amico, è perché il valore di amicizia e un ideale di giustizia che abbiamo sono importanti per noi. Quando siamo aperti alle emozioni difficili, siamo in grado di scegliere delle azioni in linea con i nostri obiettivi e con i nostri valori. Dovremmo cercare di capire cosa l’emozione ci sta dicendo.

È importante però cogliere anche la definizione di emozione.

La maggior parte delle teorie odierne definisce le emozioni come un processo formato da più componenti e con un decorso temporale che evolve. Le componenti delle esperienze emotive sono: la valutazione cognitiva (o appraisal) da parte dell’individuo di un determinato antecedente emotigeno; l’attivazione fisiologica (o arousal) dell’organismo (per esempio, aumento del battito cardiaco, sudorazione, rossore in viso, ecc.); la comunicazione verbale (per esempio il lessico emotivo) e non verbale (come le espressioni facciali, la postura, la gestualità, ecc.); la valenza edonica, ovvero la considerazione che abbiamo dell’esperienza emotiva in termini di piacevolezza e spiacevolezza; la tendenza all’azione e infine il comportamento vero e proprio.

HelpLa valutazione cognitiva e i pensieri automatici rivestono una notevole importanza: sono sempre le interpretazioni che diamo degli eventi a farci provare un’emozione piuttosto che un’altra.

Nella psicoterapia cognitivo-comportamentale, il terapeuta esplora insieme al paziente le emozioni e i pensieri disfunzionali che lo fanno star male. Questo porta ad una consapevolezza del paziente del meccanismo che si instaura tra pensiero-emozione-comportamento e, insieme al terapeuta, impara ad aumentare la capacità di gestire momenti particolari della propria vita e, di conseguenza, migliorare la qualità del rapporto con sé e con gli altri.

 

 

Bibliografia-Sitografia

Diener, E. (2000). The science of happiness and a proposal for a national index. American Psychologist, 55(1), 34–43.
Lau, H. P. B., White, M. P., & Schnall, S. (2013). Quantifying the value of emotions using a willingness to pay approach. Journal of Happiness Studies, 14, 1543–1561.
Mauss, I. B., Tamir, M., Anderson, C. L., & Savino, N. S. (2011). Can seeking happiness make people happy? Paradoxical effects of valuing happiness. Emotion, 11(4), 807–815.
Mindfull Staff (2018). The Tyranny of Relentless Positivity. When we ignore difficult emotions, they end up controlling us. Here’s how embracing emotional agility allows us to deal with the world as it is. http://www.minful.org